Articoli 30 Settembre 2024
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Davvero nel 2024 siamo obbligati a rimanere costantemente connessi e reperibili per il nostro lavoro? Non abbiamo il diritto di disconnetterci e goderci il nostro tempo libero? E se esistesse una legge a Tutela dei lavoratori? Se esistesse una vera e propria regolamentazione che vieti di contattare qualcuno oltre il suo orario di lavoro? Se magari si prevedessero delle multe per chi lo fa? A livello legale sembra proprio di sì. Esiste infatti il “diritto alla disconnessione” e tutta una serie di regolamentazioni in merito.
Ma partiamo dall’inizio.
Il diritto alla disconnessione è il diritto del lavoratore di non essere costantemente reperibile e di non rispondere a comunicazioni di lavoro durante il periodo di riposo, senza che questo comprometta la sua situazione lavorativa.
Il diritto alla disconnessione tutela il lavoratore, stabilendo confini netti tra vita privata e vita professionale. Permette ai dipendenti di “staccare la spina” dai dispositivi professionali oltre l’orario lavorativo, favorendo un migliore equilibrio tra produttività e riposo.
Attualmente in Italia, la legge n. 81/2017 sullo smart working ha rimesso la regolamentazione della disconnessione alla negoziazione tra le parti. L’accordo individuale deve disciplinare i tempi di riposo e le misure per assicurare la disconnessione.
Tuttavia, la genericità delle disposizioni legali in Italia e in altri paesi spesso fa sì che il diritto alla disconnessione rimanga inattuato nella pratica, facendo emergere un problema di effettività.
A livello europeo, invece, il Parlamento europeo ha approvato una Risoluzione nel 2021 invitando la Commissione a proporre una Direttiva che garantisca a tutti i lavoratori il diritto alla disconnessione, per tutelare la salute mentale e il benessere dei lavoratori.
In sintesi, il diritto alla disconnessione mira a regolamentare i confini tra vita lavorativa e privata, permettendo ai dipendenti di “staccare” dagli strumenti di lavoro oltre l’orario, ma la sua effettiva applicazione rimane una sfida in diversi paesi.
Il diritto alla disconnessione è importante per diversi motivi:
In sintesi, il diritto alla disconnessione è fondamentale per garantire un equilibrio sano tra lavoro e vita privata, tutelare il benessere dei lavoratori e promuovere una maggiore produttività aziendale, oltre a rappresentare una questione di salute pubblica.
I principali benefici psicologici del diritto alla disconnessione sono:
Tutto questo è fondamentale per tutelare la salute mentale dei lavoratori, favorendo un sano equilibrio tra lavoro e vita privata, riducendo stress e burnout, e aumentando benessere e produttività.
In Italia c’è una forte genericità delle disposizioni legali. Se prendiamo come esempio la legge n.81/2017 sullo smart working possiamo notare come questa non ha riconosciuto esplicitamente il diritto alla disconnessione, ma ne ha rimesso la regolamentazione alla negoziazione tra le parti. Questa genericità rende spesso difficile l’effettiva attuazione del diritto.
Manca in effetti un intervento nella contrattazione collettiva: nonostante la legge non faccia esplicito riferimento, sarebbe auspicabile un maggiore intervento della contrattazione collettiva per individuare misure concrete a garanzia della disconnessione.
Lasciare la regolamentazione della disconnessione alla contrattazione tra lavoratore e datore di lavoro, aumenta il rischio che vengano favorite le esigenze dell’impresa piuttosto che quelle del lavoratore.
Inoltre il fatto che attualmente in Italia il diritto alla disconnessione in Italia è riconosciuto solo ai lavoratori in smart working, crea una grossa lacuna nella tutela dei lavoratori tradizionali sottoposti al rischio di iperconnessione.
Servirebbe anche una maggiore cultura aziendale favorevole al tema. Proprio per evitare di ritrovarci con lavoratori che vivono sentendosi costantemente sotto pressione per rispondere sempre alle comunicazioni, anche fuori orario, per paura di ripercussioni sulla carriera.
È indubbio che definire chiaramente i confini tra orario di lavoro e tempo libero può essere complesso, soprattutto per mansioni flessibili o in smart working, rendendo difficile l’applicazione effettiva del diritto.
Alcuni temono anche che il diritto alla disconnessione possa essere utilizzato impropriamente dai dipendenti per evitare di rispondere a comunicazioni urgenti o svolgere lavoro necessario. C’è anche il rischio di discriminazioni, perché senza una regolamentazione chiara, il diritto alla disconnessione potrebbe portare a trattamenti differenziati tra lavoratori, con possibili discriminazioni.
Manca poi il consenso tra le parti: l’efficacia del diritto dipende dalla capacità di raggiungere accordi condivisi tra azienda e lavoratori, il che non è sempre semplice.
Le principali critiche riguardano le sfide pratiche di implementazione, i rischi di abusi e discriminazioni, la difficoltà di trovare un equilibrio tra le esigenze dei lavoratori e quelle delle aziende. Una regolamentazione chiara e condivisa è essenziale per rendere effettivo il diritto alla disconnessione.
Per scrivere questo articolo sono state consultate le seguenti fonti: