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Il Diritto alla Malattia Sotto Attacco: Lavoratori Costretti a Rischiare la Salute per la ProduttivitÃ
Il Diritto alla Malattia Sotto Attacco: Lavoratori Costretti a Rischiare la Salute per la ProduttivitÃ
Ammalarsi non è più un diritto del lavoratore, perché la produttività aziendale viene prima di tutto. Dall’Italia al resto del mondo, casi di malattia ignorata e dipendenti a rischio salute
C’era una volta il diritto alla malattia. Non se sei dipendente, sia chiaro. Oggi essere un dipendente di determinate aziende non ti dà più la possibilità di ammalarti e di godere di quei giorni di riposo e recupero che ti permettono di abbattere i virus o i batteri presenti nel tuo corpo, tornando a lavorare ancora più in forma di prima. Se poi sei un dipendente a tempo determinato, il diritto alla malattia è reso ancora più difficile dalla minaccia del mancato rinnovo alla scadenza contrattuale.
Come si è arrivati a tutto questo? Dai diritti che avevano conquistato i nostri nonni durante le battaglie sindacali nel settore lavorativo, come si è arrivati a dover rischiare la propria vita per andare a lavoro? Dall’influenza al burnout passando per il covid, in alcune aziende oggi ammalarsi non è più un diritto del lavoratore, ma una gentile concessione da parte dell’azienda che punta sempre di più alla produttività e molto poco alla qualità di vita del personale aziendale.Â
Ovviamente parliamo del mondo delle aziende private, un settore dove la società è divisa in due settori ben distinti: le aziende che tutelano il proprio dipendente e quelle che invece puntano solo alla produttività calpestando i diritti umani.
Perché esiste il diritto alla malattia?
Il diritto alla malattia, che permette ai lavoratori di assentarsi per motivi di salute mantenendo retribuzione e assistenza, ha radici storiche che si sviluppano soprattutto dalla rivoluzione industriale (XVIII-XIX secolo). In quel periodo, le pessime condizioni lavorative e la mancanza di protezioni legali per i lavoratori malati portarono alla nascita delle società di mutuo soccorso, iniziative volontarie per garantire assistenza economica in caso di malattia.
Una delle prime leggi moderne che formalizzò il diritto alla malattia fu introdotta in Germania nel 1883 sotto il cancelliere Otto von Bismarck. Questo sistema obbligava datori di lavoro e lavoratori a contribuire a un fondo che garantiva cure mediche e indennità economiche per i malati. Il modello tedesco ispirò altre nazioni europee, come il Regno Unito e la Francia, che introdussero i primi sistemi di assicurazione sociale obbligatoria all’inizio del XX secolo. Tuttavia, questi sistemi iniziali spesso escludevano alcune categorie di lavoratori, come quelli agricoli o domestici.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’idea del Welfare State si affermò in Europa e molti paesi, tra cui l’Italia e il Regno Unito, ampliarono la protezione sociale, garantendo l’accesso universale alla salute. In Italia, ad esempio, la legge 833 del 1978 istituì il Servizio Sanitario Nazionale (SSN), offrendo a tutti i cittadini l’accesso alle cure mediche.
Negli Stati Uniti, il diritto alla malattia ha seguito un percorso diverso, con la creazione della Family and Medical Leave Act (FMLA) nel 1993, che garantisce congedi non retribuiti per malattia, ma senza la copertura universale tipica dei sistemi europei. A livello globale, nei paesi in via di sviluppo, il diritto alla malattia è meno consolidato e i sistemi di protezione sociale spesso non sono universali.
Infine, la pandemia di COVID-19 ha messo in evidenza l’importanza di rafforzare il diritto alla malattia. Molti governi hanno introdotto misure temporanee per proteggere i lavoratori infetti, estendendo il congedo per malattia retribuito e creando nuovi strumenti di tutela, anche per i lavoratori precari e autonomi, categorie spesso escluse dalle normative tradizionali.
Da Amazon all’estero: storie di dipendenti uccisi dal mancato diritto alla malattia
Nel periodo post-pandemia, ci sono stati diversi casi di cronaca in cui i datori di lavoro sono stati accusati di obbligare i dipendenti a lavorare anche in condizioni di malattia o di non rispettare le misure di sicurezza, soprattutto in relazione al COVID-19. Ecco alcuni esempi più recenti:
- Amazon Italia (2021): Durante la pandemia, diversi dipendenti di Amazon in Italia hanno denunciato di essere stati costretti a lavorare nonostante fossero malati o presentassero sintomi di COVID-19. I lavoratori hanno riferito di pressioni per mantenere la produttività elevata, con scarsa attenzione alle misure di sicurezza. In alcuni casi, si trattava di lavoratori temporanei che temevano di perdere il posto se non avessero rispettato le richieste.Fonte: Nasdaq – Amazon faces strike in Italy over working condition issues​(Nasdaq).
- Caso di “Sabrina” (Francia, 2021): In Francia, una dipendente che lavorava in un supermercato ha raccontato di essere stata costretta a tornare al lavoro anche dopo essere risultata positiva al COVID-19. Questo caso ha sollevato polemiche sui diritti dei lavoratori, specialmente in contesti di lavoro essenziale durante la pandemia. Il datore di lavoro ha minimizzato i rischi, spingendola a tornare in servizio prima della fine della quarantena. Fonte The Guardian – French Amazon worker exposes unbearable pressure​(International Viewpoint).
- Alberghi e settore turistico (Spagna, 2022): In Spagna, numerosi casi post-pandemia hanno riguardato lavoratori del settore turistico e alberghiero, che sono stati invitati a lavorare nonostante problemi di salute o condizioni fisiche inadeguate. Il settore, colpito duramente dalla pandemia, ha esercitato forti pressioni sui dipendenti per far fronte alla carenza di personale, spingendo molti a lavorare nonostante malattie o esaurimenti fisici. Fonte: El PaÃs – Workers in Spain’s tourism sector protest against working conditions​(Finance News).
- Settore della logistica (Italia, 2022): Nel settore della logistica in Italia, alcuni dipendenti hanno denunciato che i loro datori di lavoro non solo li costringevano a lavorare nonostante sintomi influenzali o COVID-19, ma non rispettavano le normative di sicurezza imposte dal governo, come il distanziamento sociale o la fornitura di dispositivi di protezione. Ci sono state anche segnalazioni di lavoratori che hanno ricevuto minacce di licenziamento in caso di assenze per malattia.Fonte: Il Sole 24 Ore – Tensions in Italian logistics sector​(International Viewpoint).
- Caso di un’azienda tessile (Bangladesh, 2022): A livello internazionale, in Bangladesh, lavoratori del settore tessile hanno denunciato che molti di loro sono stati costretti a lavorare nonostante fossero malati, in particolare durante la seconda ondata di COVID-19. Le condizioni di lavoro già difficili sono peggiorate quando i dipendenti si sono ammalati, e alcuni sono stati licenziati per aver chiesto giorni di riposo per recuperare la salute. Fonte: BBC News – Bangladesh garment workers protest against conditions​(International Viewpoint).
Questi casi evidenziano una tendenza in cui, nonostante la pandemia abbia portato l’attenzione sul benessere e la salute dei lavoratori, molte aziende hanno continuato a esercitare pressioni indebite sui dipendenti. Questo ha scatenato polemiche sui diritti dei lavoratori e sull’importanza di rafforzare la legislazione in materia di malattia e condizioni lavorative, specialmente in settori in cui la domanda di lavoro è alta e i salari sono bassi.La speranza è quella che in breve tempo, la legislazione vada a regolamentare il fenomeno negativo che si sta diffondendo nelle aziende private, soprattutto quelle che si servono di cooperative e agenzie interinali per la gestione del personale. Proprio come fa Amazon.